Vogliono soffocare la protesta


È sotto gli occhi di tutti. Il governo si occupa di favorire i suoi lacchè, ignora i problemi reali delle persone e opprime chiunque provi a esprimere dissenso. Multe, carcere, violenza fisica e intimidazioni: questa è la linea verso chi lo contesta. E da oggi assistiamo a un decreto "sicurezza" liberticida e all'applicazione della sorveglianza speciale.

E’ un oppressione accanita, che ricorre a qualsiasi strumento pur di limitare la libertà di protesta dei cittadini. E' arrivata la richiesta di sorveglianza speciale, una misura inizialmente concepita per soggetti “dediti a compiere azioni delittuose”, oggi applicata contro cittadine e cittadini nonviolenti: prevede limitazioni quotidiane alle libertà individuali (obbligo di firma, coprifuoco notturno e altro)

Se restiamo spettatori e non interveniamo di fronte agli abusi e alle ingiustizie, la nostra democrazia colerà a picco.
Ma siamo profondamente convintə che si possa fare qualcosa. Con la resistenza civile possiamo riprendere il potere di cittadine e cittadini che ci spetta, difendere le libertà che sono state ottenute in decenni di lotte e sacrifici.

Di questo si tratta. L’avanzare della crisi climatica rende ogni giorno più concreto il rischio di una deriva autoritaria. E’ questo il momento di organizzarsi ed agire.
Vogliamo portare l’opinione pubblica dove il governo non vuole: sulle alluvioni, sull’oppressione e sulla sua violenza. Per questo motivo sempre più cittadini che protestano per la giustizia climatica e sociale sono sempre più criminalizzati e perseguiti. Con arresti e misure cautelari nel dicembre 2023, e poi fogli di via, maxi-multe del DDL eco-proteste, perquisizioni della polizia in casa. Oggi l'escalation è arrivata pure alla violenza fisica deliberata.
Vogliono trattarci da criminali per alienarci l’opinione pubblica, e opprimere nel silenzio.
Assieme possiamo impedirlo. Firma l’appello e aiutaci a raggiungere più persone!
“Chi rimane neutrale nelle situazioni di ingiustizia, sta dalla parte dell’oppressore” – Desmond Tutu