Un appello per Pakhshan Azizi

Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma

Questa lettera, promossa dall’on. Lia Quartapelle e firmata da altri 110 parlamentari italiani, è rivolta all’Ambasciatore iraniano in Italia, a cui si chiede la sospensione della condanna a morte dell’attivista curda Pakhshan Azizi ed esprimere preoccupazione per le sue condizioni di detenzione.

La pena di morte è il contrario della giustizia e viola il diritto alla vita, oltre che essere usata come crudele strumento di discriminazione e di repressione del dissenso, Pakhshan Azizi è detenuta e condannata per punire il suo impegno per i diritti umani.

Petizione di

A: Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma
Da: Sergio Merzario

Egregio sig. Ambasciatore,

Le scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione riguardo alla condanna a morte dell’attivista curda Pakhshan Azizi, di cui Amnesty International ha recentemente denunciato la situazione. Appartenente all’oppressa minoranza etnica curda dell’Iran, Pakhshan Azizi è stata accusata di “ribellione armata contro lo Stato” solo in relazione alle sue attività pacifiche per i diritti umani e umanitarie. Sempre secondo Amnesty International, tra il 2014 e il 2022 ha aiutato donne e bambini sfollati in seguito agli attacchi del gruppo armato dello Stato islamico e ospitati in campi nel nord-est della Siria e nella regione del Kurdistan iracheno.

Il 4 agosto 2023, agenti del ministero dell’Intelligence hanno arrestato Pakhshan Azizi. Dopo il trasferimento nella prigione di Evin a Teheran, è stata tenuta in isolamento prolungato per cinque mesi senza poter parlare con un avvocato o con la sua famiglia. Durante questo periodo, la donna è stata sottoposta a torture e altri maltrattamenti per costringerla a “confessare” legami con gruppi di opposizione curdi, legami che lei ha ripetutamente negato. All’inizio di dicembre 2023, è stata trasferita nel reparto femminile della prigione di Evin.

Il processo di Pakhshan Azizi, svoltosi in due sessioni il 28 maggio e il 16 giugno 2024, è stato gravemente iniquo. Il suo ricorso è stato successivamente respinto dalla Corte suprema.

Riteniamo che questa sentenza non solo contrasti con i principi fondamentali dei diritti umani, ma rappresenti anche una violazione del diritto alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica.

Desideriamo sottolineare il nostro fermo rifiuto della pena di morte, una posizione che trova fondamento nei valori universali di dignità umana e giustizia. Come affermato da Sua Santità Papa Francesco, “la pena di morte non offre giustizia alle vittime, ma alimenta la vendetta. Essa impedisce qualsiasi possibilità di riscatto o correzione dell’errore, precludendo il cammino della riconciliazione”. La condanna capitale rappresenta una sconfitta per tutta l’umanità, un fallimento nell’affermare il primato della vita.

L’abolizione della pena di morte è un passo fondamentale per costruire un mondo più equo e rispettoso dei diritti umani universali.

Facciamo appello alle autorità iraniane affinché rivedano il caso di Pakhshan Azizi e garantiscano un processo equo e trasparente, in conformità con gli standard internazionali. Chiediamo, inoltre, un atto di clemenza che possa rappresentare un segnale importante di apertura verso il dialogo e il rispetto dei diritti umani. Chiediamo l’annullamento della condanna a morte per Pakhshan Azizi e la sua liberazione immediata e senza condizioni.

Confidiamo nel suo ruolo di rappresentante dell’Iran in Italia per trasmettere alle autorità competenti il nostro appello e le nostre preoccupazioni. Auspichiamo che il governo iraniano possa accogliere queste istanze e compiere un passo significativo verso l’abolizione della pena di morte.

Le porgiamo i nostri saluti più cordiali e restiamo a disposizione per un dialogo costruttivo su questi temi.