Firma per sostenere le ragioni dei giornalisti precari

Maurizio Molinari, direttore la Repubblica; John Elkann, presidente gruppo GEDI; Roberto Moro, direttore risorse umane GEDI

firma per sostenere i giornalisti precari

Lo scorso anno, un gruppo di giornalisti precari di Repubblica ha richiesto un confronto con l'azienda e il direttore del giornale. La loro richiesta è stata ignorata. A questo punto, alcuni di loro hanno deciso di rivolgersi al giudice del lavoro.

L'azienda li ha messi alla porta: contratto non rinnovato.

Firma la petizione per sostenere le ragioni dei giornalisti precari.


A: Maurizio Molinari, direttore la Repubblica; John Elkann, presidente gruppo GEDI; Roberto Moro, direttore risorse umane GEDI
Da: [Il tuo nome]

Una precarietà senza orizzonte mortifica una generazione di giovani italiani. La precarietà non è un pedaggio necessario per far crescere il Paese. Al contrario, un lavoro e un destino precario sono un ostacolo ad una crescita sostenibile, solida e duratura.

I giovani giornalisti condividono il destino dei loro coetanei. I giornali arruolano di anno in anno decine di giovani senza offrire loro stabilità e tutele. Ciò rende tutta l'informazione più precaria, meno affidabile, meno autorevole, talora perfino ipocrita.

Le aziende editoriali, messe di fronte ai problemi dei "loro" precari non solo rifiutano il confronto, ma talora, come accaduto a Repubblica, mettono alla porta i collaboratori che richiedono di migliorare le condizioni di lavoro.

E i direttori dei grandi giornali? Non sentono, non vedono, non parlano.

Noi, cittadini lettrici e lettori facciamo nostro l'appello del Presidente Sergio Mattarella per un'informazione libera e indipendente e quindi meno esposta al ricatto di una condizione precaria.

Chiediamo alle aziende editoriali di ascoltare le ragioni e le proposte dei giovani giornalisti che non hanno le tutele del contratto nazionale di lavoro.

A Repubblica, in particolare, chiediamo di non contraddire la propria vocazione liberale e democratica riponendo il pugno di ferro che, intollerabilmente, ha mostrato alla parte più debole della propria comunità. Non possiamo condividere atteggiamenti autocratici ed autoritari. si promuova il confronto, il dialogo. Si valutino proposte e indicazioni.

Riteniamo che questa sia una base irrinunciabile del patto tra il giornale e noi cittadini lettrici e lettori.